Villa Bianchi

Essa fu fatta costruire intorno al 1671 dal senatore Maffio Bianchi, che ricoprì la carica di segretario del Senato della Serenissima Repubblica di Venezia. E la famiglia Bianchi era proprietaria di numerosi edifici e beni nel territorio di Padernello.
Si trattava di un complesso padronale, su progetto del celebre architetto Giorgio Massari: la villa in stile classicheggiante, con la facciata principale ornata da sei grandi colonne con pronao di tipo palladiano, ed una barchessa.
In seguito la villa Bianchi passerà in proprietà ai “nobili trivigiani Tiretta, e finalmente nella nob. Sign. Augusta Del Fabbro Morenhoffen”.
Successivamente, non avendo i proprietari di che mantenerla, la villa sarà demolita. Per lungo tempo rimase parte della barchessa, poi anch’essa demolita negli anni Settanta, cosicché del complesso della villa oggi sono riconoscibili solo alcuni muri residui, in una proprietà privata in via Trento.
Nel contesto della villa venne costruito anche un oratorio, detto “dell’Assunta”, che si scorge nelle varie mappe ed era a ridosso dell’attuale via Trento. Anch’esso venne demolito senza che siano rimaste tracce.

Di essa si parla anche nel catalogo delle “Ville venete”, curato negli anni Cinquanta da Bepi Mazzotti.
La costruzione risale al Seicento, con un corpo padronale a due piani e con un sottotetto caratterizzato sul fronte principale da un alto sopralzo centrale concluso da un frontone triangolare delimitato da una cornice modanata.
La facciata è inoltre caratterizzata da due bifore ad arco a tutto sesto, al primo e al secondo piano, e da piccoli oculi ovali orizzontali nel sottotetto. Parte della a costruzione era anche una barchessa laterale.
I rimaneggiamenti anche consistenti effettuati sull’edificio per il ricavo di più alloggi ha modificato in modo notevole l’aspetto originario.
Sul retro si trovava l’oratorio di San Pietro fatto costruire anch’esso nel Seicento dalla famiglia Vicelli, utilizzato fino alla seconda metà dell’Ottocento, “sospeso” all’utilizzo per il culto nel 1922 e destinato ad altri usi, ora quasi completamente demolito.

Pietro si rese protagonista per la proposta al Consiglio di una “mozione”, approvata a grande maggioranza, per il diritto alla libertà del Comune di Treviso contro la prepotenza degli Scaligeri. Tuttavia, come annota in un suo manoscritto sulla storia di Padernello, il parroco mons. Antonio Borsato, “Cangrande della Scala, signore di Verona (negli anni 1332-39) fece guerra a Treviso bruciando e distruggendo Quinto, Postioma, Porcellengo e Padernello…”.

Di una certa suggestione è l’arco a tutto sesto con piedritti, sopra il quale si riconosce un’elegante trifora, ora murata, come fortemente alterata in tempi più recenti risulta anche tutta la parte centrale.
Questo edificio ha una particolare importanza per la storia di Padernello, poiché fu per un breve periodo sede del municipio del Comune di Padernello, istituito dall’Amministrazione austriaca nel 1816 e confermato nel 1819 (quando Padernello contava 1.155 abitanti e comprendeva anche Postioma e Porcellengo). Il Comune di Padernello venne unito a Paese nel 1867.
Casa Gallina

Esso era collocato in una posizione diversa da quella attuale, pressoché davanti alle Sale della dottrina cristiana (vedi foto)
In esso erano scolpiti i nomi di tutti i padernellesi dichiarati morti nella Prima Guerra mondiale, con questa dicitura: “Pace e gloria agli eroi di questa umile terra che per la grandezza della patria diedero in olocausto la vita. Siano monito ai posteri i nomi in questo marmo scolpiti che il paese vuol ricordare con riconoscenza ed orgoglio”.
Esso venne rimosso nel 1958 nell’ambito dei lavori di asfaltatura della piazza e di alcune strade del centro di Padernello, con l’impegno dell’Amministrazione comunale di ricostruirlo presto.
Il nuovo monumento ai caduti, di forma completamente diversa dal precedente e collocato all’angolo tra la piazza ed il viale del cimitero, venne realizzato per volere degli ex combattenti su progetto del geometra Giambattista Milanese, di Paese, e realizzazione dell’impresa edile Tosello Antonio, di Padernello.
Nella lapide sono riportati i nomi dei caduti di Padernello nella Prima Guerra mondiale, nella campagna d’Africa del 1935 e nella Seconda Guerra mondiale.
Il nuovo monumento venne inaugurato il 2 dicembre 1966 con l’intervento di numerose autorità, tra le quali il sottosegretario al bilancio sen. Caron, il vescovo Mistrorigo, il prefetto Blandoleone, il questore Amato, il sindaco e il parroco don Tommaso Scattolin.